Le microbioplastiche sono una valida alternativa alle comuni microplastiche, molto dannose per l’ambiente e per l’uomo. La tecnologia italiana accellera il naturale processo di degradazione messo in atto dai batteri che si nutrono delle plastiche biodegradabili
Le microplastiche nei mari per centinaia di anni | I danni per l’uomo e per l’ambiente
Le microplastiche rappresentano una delle prime fonti di inquinamento per i nostri mari. Si tratta di particelle molto piccole, di alcuni micron di diametro, che inquinano l’atmosfera terrestre con un processo che ha origine nelle acque reflue e finisce con il contatto diretto con l’uomo, che è l’ultimo tassello della catena alimentare e altresì vittima dell’inquinamento di mari e fiumi. Le microplastiche, utilizzate abitualmente dall’industria cosmetica per la produzione di dentifrici, creme, smalti e molto altro, non sono infatti solo inquinanti ma anche estremamente dannose per l’organismo umano.
Microplastiche bio | l’evoluzione Bio-On delle plastiche biodegradabili
Tra le materie plastiche che finiscono in mare le microplastiche, proprio per la loro dimensione ridotta, sono più insidiose perchè meno facilmente rintracciabili. Vengono immesse nei mari insieme alle plastiche più voluminose e insieme costituiscono la “zuppa” che vi albergherà per centinaia di anni. Anche le bioplastiche, seppur più adatte allo smaltimento da parte dei microrganismi presenti nell’habitat marino, sono inadeguate per risolvere in maniera efficace il problema dell’inquinamento delle acque reflue.
Le microplastiche, utilizzate abitualmente dall’industria cosmetica per la produzione di dentifrici, creme, smalti e molto altro, non sono infatti solo inquinanti ma anche estremamente dannose per l’organismo umano
Il riciclo dei materiali nell’economia 4.0| L’Italia tra i primi in Europa
L’Italia, una dei primi stati in Europa per la produzione di bioplastiche, è anche stata la prima al mondo a inventare un tipo di microplastica bio, realizzata con un materiale naturale e biodegradabile. Fin qui tutto “normale”, poiché anche le altre tipologie di plastiche compostabili hanno questa peculiarità. La novità in questo caso è nella capacità delle particelle di bioplastica di creare nel mare una struttura adatta a ospitare i batteri che si nutrono di questo materiale, innescando un processo biodegradativo che si risolve nell’arco di poche settimane.
La tecnologia che guida questo meccanismo è la Minerv Biorecovery, l’azienda produttrice è la Bio-On di Bologna e i test di validazione per testare la sua efficacia sono stata condotti dall’Istituto per l’Ambiente Marino Costiero del CNR di Messina. Si apre in tal modo un nuovo scenario nel mondo dell’economia circolare, che mette in atto il maggior numero di azioni possibili per riciclare, riutilizzare i materiali e processare quelli dannosi per l’ambiente e per l’uomo, eliminandoli dal ciclo degli ecosistemi terrestri.
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