Dagli indiani d’America fino ad arrivare alla cronaca dei nostri giorni con la storia dell’assessore salentino, per ricordare il rapporto intimo e universale che lega gli esseri viventi con la propria terra di origine
Il legame con il paesaggio: un rapporto che va oltre gli status culturali
Da sempre esiste lo spirito di appartenenza alla propria terra d’origine. Gli indiani d’America difendevano con la loro vita il territorio nel quale la loro civiltà era nata e si era sviluppata. Oggi non è più così forte nei paesi occidentali questa spinta di autodeterminazione. Quando succede, a motivare l’amore verso la propria terra è più che altro la volontà di mantenere integre la propria cultura e il livello di benessere socio-economico annesso. In altre parole non è più tanto una questione di spazi da conservare, ma di abitudini e status culturali. Tuttavia il legame con il paesaggio che ci ha visto crescere è più forte di quanto si possa immaginare, ed è esistito ancora prima che l’uomo mise piede sulla terra, messo in atto da ogni forma di vita.
L’incarico di Renata Fonte e la lotta contro la speculazione edilizia
Gli indiani d’America sono stati uno splendido esempio di come l’uomo sia in grado di sostenere il rispetto per l’ambiente e per la natura, ma anche in tempi recenti ci sono state persone che sono state disposte a rischiare la vita per un pezzo di terra. Anche l’Italia ha i suoi eroi, in questo caso, eroine. Renata Fonte è tra questi.
Quando succede, a motivare l’amore verso la propria terra è più che altro la volontà di mantenere integre la propria cultura e il livello di benessere socio-economico annesso
La signora Fonte era una giovane donna di Nardò (Lecce) ed è stata assassinata all’età di 32 anni da due sicari, il 31 marzo 1984, mentre tornava a casa. Renata Fonte all’epoca era assessore alla Cultura ed alla Pubblica Istruzione di Nardò e le indagini confermarono che dietro al suo omicidio c’erano degli interessi di tipo economico che coinvolgevano l’area naturalistica di Porto Selvaggio come località prescelta per l’imminente costruzione di un villaggio turistico con annessa zona residenziale.
Impedì con gli strumenti a sua disposizione in qualità di assessore alla Cultura l’inizio dei lavori per l’insediamento del villaggio turistico in quella località così importante per il valore rilevato dai cittadini
L’assessore Fonte aveva promosso con azioni concrete la conservazione allo stato brado dell’area di Porto Selvaggio, una parte di costa esteticamente incantevole e di altrettanto valore paesaggistico. Impedì con gli strumenti a sua disposizione in qualità di assessore alla Cultura l’inizio dei lavori per l’insediamento del villaggio turistico in quella località così importante per il valore rilevato dai cittadini e dalla stessa Renata Fonte, legata in maniera particolare alla propria terra di origine.

Le minacce all’assessore dei beni culturali Fonte e la sfida alla criminalità organizzata del Salento
Nonostante gli atti di intimidazione perpetrati per ravvisare la donna del pericolo che avrebbe incontrato se avesse perseverato nella sua volontà di retrocedere e ostacolare gli obiettivi di speculazione edilizia programmati da tempo, nulla fermò il lavoro della giovane, che promosse con determinazione un adeguamento del piano regolatore delle zone coinvolte al fine di tutelarne i beni paesaggistici. Per far ciò, l’assessore entrò in conclamato contrasto anche con la fazione politica della quale faceva le fila dal 1982, l’allora Partito Repubblicano Italiano. L’epilogo della vicenda rimise l’ordine nella gerarchia del potere delle mafie nel Salento. Renata Fonte, dopo l’ultimo avvertimento, fu trovata morta all’ingresso della sua abitazione una sera di marzo del 1984. Aveva iniziato da pochi anni il suo nuovo incarico come assessore. A lei è dedicata una stele a Porto Selvaggio, divenuto poi parco naturale.
Renata Fonte, dopo l’ultimo avvertimento, fu trovata morta all’ingresso della sua abitazione una sera di marzo del 1984
Il parco naturale di Porto Selvaggio | Il patrimonio morale di Renata Fonte
Renata Fonte era una donna bella, aveva una famiglia e una vita borghese, eppure, per sentirsi una persona a tutti gli effetti, aveva avuto bisogno di altro. Non di un amico, non di una fede, ma di un luogo. Il luogo in cui era nata e la cui bellezza e verità difese con la sua stessa vita. Tanto era importante il valore che esso rappresentava, per lei e per il futuro che prospettava con ottimismo per la sua terra. Grazie, Renata.
© Riproduzione riservata
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.