Le cattive notizie vincono sulle buone notizie? La curiosità verso le disgrazie del mondo è fisiologica, ma anche quella che deriva dall’entusiasmo contagioso delle idee che risolvono i problemi
Buone notizie e cattive notizie | Le belle novità passano in secondo piano?
Le buone notizie hanno le gambe corte, come le bugie, perchè circolano in media più lentamente di quelle brutte. Se nel 21° secolo non abbiamo ancora trovato un sistema per discernere le fake news dalle notizie che hanno un fondamento di verità, abbiamo però affinato l’arte di apprezzare le brutte notizie. In questa abitudine c’è soprattutto l’esigenza primordiale di captare nella maniera più veloce possibile informazioni necessarie per la tutela della nostra vita, come dati su pericoli imminenti che potrebbero mettere a repentaglio la nostra incolumità. Quindi è naturale essere fisiologicamente più attratti da notizie di fatti spiacevoli di attualità.
C’è poi il fattore “mal comune mezzo gaudio”: osservando le sventure di chi sta peggio di noi riusciamo ad apprezzare la nostra, anche misera, realtà. Infine c’è l’attaccamento alle disgrazie che è un fenomeno proprio dei mezzi di comunicazione e che scaturisce la curiosità, a volte morbosa, dei fatti di cronaca nera. Insomma, per un motivo o per un altro le cattive notizie hanno sempre avuto un discreto successo. Quelle belle, come succede anche nella vita per le cose di pregio che già possediamo, passano in secondo piano. Solo quando vengono a mancare ne avvertiamo l’urgenza.
nelle occasioni di condivisione del “mostro in prima pagina” nasce il seme del pregiudizio che servirà a costruire un’idea più chiara di ciò che è normale – o consueto – da ciò che non lo è
La gioia come motore per il cambiamento | da Internet ai Social Media
A ben guardare le buone notizie esistono, come afferma anche Silvio Malvolti, fondatore di Buonenotizie.it, una piattaforma di news positive che intende, come dice lo slogan, “ispirare attraverso la visione di un mondo migliore”. Raccontare cioè i fatti che hanno un impatto sul progresso della società, non quelli che descrivono un regresso della civiltà attraverso episodi arricchiti di dettagli volti a marcarne l’aspetto grottesco o aberrante.
Attraverso la gioia si esprime una forte volontà di cambiamento rispetto a chi ci vorrebbe succubi di una tristezza impartita dalle brutte notizie che provengono dai media

Proprio in queste occasioni di condivisione del “mostro in prima pagina” nasce il seme del pregiudizio che servirà a costruire un’idea più chiara di ciò che è normale – o consueto – da ciò che non lo è. Internet ha ampliato di molto il range di questa differenza, con una pluralità di informazioni fatta da milioni di persone ognuna con un propria opinione, sulle piattaforme web, social e non. In tal modo, nel grande minestrone di informazioni diverse, siamo diventati più tolleranti nei confronti dei “fenomeni da baraccone”, visto che abbiamo appurato che il mondo è bello perchè è straordinariamente vario.
Abbiamo imparato anche che le notizie buone esistono e ce ne sono molte, al pari delle cattive notizie. Del resto il senso di condivisione delle esperienze è cresciuto anche grazie a internet. Certo va di moda ancora la disgrazia, ma spesso e volentieri è la gioia a fare capolino nei titoli delle pagine social. Attraverso la gioia si esprime una forte volontà di cambiamento rispetto a chi ci vorrebbe succubi di una tristezza impartita dalle brutte notizie che provengono dai media. Come per dire: ”Felice nonostante tutto e alla faccia di tutto”.
Il nuovo che aspettavi da tempo | la piattaforma di buone notizie made in USA
Di belle notizie parla anche “Good News Network”, il sito americano che in venti anni di attività ha saputo confermare l’importanza di un’informazione frutto di una visione dei fatti che comprenda un problema e la sua possibile risoluzione, abbandonando l’accento sugli aspetti che emotivamente distaccano da una percezione obiettiva dell’evento. Dato il successo della piattaforma creata da Geri Weis Corbley, sembra che le buone notizie non siano affatto una parte minoritaria dell’informazione, anzi costituiscano un potente vettore per la creazione di nuove forme di innovazione.
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