Al Sustainable Economy Forum 2018 si è discusso anche delle distanze spesso incolmabili tra zone differenti di uno stesso paese e di come esse contribuiscano a rendere meno fattibile la realizzazione di un nuovo modello economico
Economia e sfruttamento controllato delle risorse ambientali: quando?
Un futuro più sostenibile (per tutti) è possibile? Se ne è parlato al Sustanaible Economy Forum 2018, patrocinato dalla Comunità di San Patrignano e Confindustria. Il Forum, al quale hanno partecipato oltre 60 relatori nazionali e internazionale, ha sviluppato con tavole rotonde, approfondimenti e dibattiti, il tema dello sviluppo sostenibile e responsabile. Affrontare queste tematiche oggi appare più che mai importante e rappresenta una fonte di ispirazione e modus operandi per il progresso dei sistemi economici attuali.
La Green Economy, ovvero l’economia che prevede uno sfruttamento controllato delle risorse ambientali e una più equa distribuzione dei beni, potrà quindi divenire una realtà tangibile dalla grande maggioranza degli abitanti del pianeta in un futuro poco distante. Per ora grandi passi sono stati fatti nel concepimento di strategie che mirino alla soddisfazione di un benessere collettivo, ad un utilizzo “circolare” dei beni a disposizione e allo sviluppo di tecnologie che migliorino il rapporto tra uomo, paesaggio e lavoro.
Questa modalità di fruizione dei servizi (e quindi delle opportunità di inclusione in una economia globale) centro-riferita viene sovente replicata per un effetto “cascata” anche su larga scala, nel resto del territorio regionale e nazionale
Il ruolo dello sviluppo verticale delle città nell’esclusione delle zone periferiche dallo sviluppo del paese
A questo proposito il Forum del 12 e 13 aprile ha discusso di un argomento chiave per una distribuzione più capillare delle opportunità tra le diverse fasce sociali. Si tratta della riorganizzazione delle metropoli e delle zone limitrofe, che ancora oggi vengono sviluppate perlopiù in modalità “verticale”. Questo tipo di assestamento contempla una progressione sempre più incisiva dei servizi nell’area centrale della città, a discapito delle zone periferiche, ancora relegate in larga maggioranza ai ceti meno abbienti.
Questa modalità di fruizione dei servizi (e quindi delle opportunità di inclusione in una economia globale) centro-riferita viene sovente replicata per un effetto “cascata” anche su larga scala, nel resto del territorio regionale e nazionale. La conseguenza più immediata dopo l’esclusione sociale dei cittadini che abitano nelle periferie remote, è uno sfavorevole utilizzo delle risorse che ogni ambito di paesaggio può offrire, con pesanti ripercussioni sull’economia dell’intero paese.
Questa lacuna, che riguarda le realtà territoriali periferiche su scale e valori diversi – a livello urbano, regionale o nazionale – produce un risultato che lo stesso Prezioso definisce come sintomo di una perdita non solo economica, ma soprattutto di tipo sociale, a livello globale
Alla tavola rotonda del 12 aprile, per la tematica “Città sostenibili” è intervenuto Ambrogio Prezioso, presidente dell’Unione Industriali Napoli. Prezioso ha denunciato la mancanza di un’azione di “sistema” nella gestione delle opere pubbliche in una città come Napoli, che coinvolga insieme enti di partenariato, pubblici e privati. Questa lacuna, che riguarda le realtà territoriali periferiche su scale e valori diversi – a livello urbano, regionale o nazionale – produce un risultato che lo stesso Prezioso definisce come sintomo di una perdita non solo economica, ma soprattutto di tipo sociale, a livello globale.
Ambrogio Prezioso spiega che si tratta di un arretramento dello sviluppo che concerne tutti gli aspetti più sensibili dell’evoluzione di una civiltà. Infine lancia un dato a conferma della posizione arretrata delle periferie rispetto al centro urbano: nel mondo, oggi, circa l’80% del Pil viene prodotto nelle metropoli. Nel 1950 questo valore scendeva al 30%.
I strumenti per lo slittamento dei servizi dal centro urbano alla periferia | Modificare la configurazione delle città per accorciare le distanze
Oltre ad una sensibilizzazione sui temi della sostenibilità di tutti gli attori coinvolti nella gestione delle opere pubbliche (e sulla creazione di obiettivi che riescano ad essere attrattivi per chi investe), anche le tecnologie che aiutano la mobilità sono indispensabili per lo slittamento dei servizi dal centro urbano alla periferia. Sergio Solero, presidente di BMW Italia, nel suo intervento alla tavola rotonda promuove una diffusione sempre più ampia della Sharing Economy, anche attraverso la condivisione del mezzo di trasporto come accade nel Car Sharing, sottolineando l’importanza di agire in maniera incisiva sulle abitudini dei consumatori.

L’auspicio è quello di modificare, grazie alla tecnologia ed a una corretta gestione politica delle risorse, gli ambiti di paesaggio destinati alla deriva e declinare i problemi che derivano da una massiccia urbanizzazione in opportunità per tutti i cittadini. Del resto questo sarà un tema di dibattito anche nel World Built Enviroment Forum di Londra il 23 e il 24 aprile. Lo studio del rapporto tra paesaggio e uomo e la geopolitica guidano il progresso tecnologico che convoglierà le economie mondiali verso un accorciamento delle distanze materiali tra domanda e offerta, che si traduce in una nuova configurazione delle città e delle zone periferiche.
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