Il mondo fantastico degli unicorni dalle criniere multicolore ci porta nel cuore del nuovo millennio. Mischiare tinte diverse per creare la tavolozza perfetta spinge verso la ricerca di un’identità più sfaccettata
L’arcobaleno simbolo di unità destrutturata e fluida
Più colori e messi tutti assieme: questa è la nuova tendenza per la moda che invade le passerelle di tutto il mondo, come quella di Burberry per l’autunno inverno 2018-2019. Avevate qualche dubbio che la febbre dell’Unicorno, con la sua criniera arcobaleno, avesse contagiato sia adolescenti che gente ormai più che adulta? Se sì, potete ricredervi dando un’occhiata alle capigliature in giro per strada, dove ciocche o intere chiome hanno colori che vanno dal rosa ciclamino all’azzurro cielo. Ma anche accessori fluo mischiati insieme tra di loro e trucco psichedelico.
Video della sfilata Burberry Autunno Inverno 2018-2019
Il segreto è nell’assenza di prevalenza di un colore sull’altro, là dove ciascuno è indispensabile per creare la tavolozza perfetta. Mescolare colori per creare un unicum nuovo, dove i confini che segnano il passaggio da una tonalità all’altra sono a volte tenui. Proprio come accade nell’arcobaleno, uno degli spettacoli naturali più belli, prodotto dalla rifrazione delle gocce di pioggia colpite dalla luce del sole.
Riflettendo sulla tendenza dei colori arcobaleno c’è poco da scherzare, perchè sono lo specchio di una nuova cultura dell’identità fluida che va delineandosi man mano che questo millennio prosegue. Il trend multicolor è quindi segnale di identità i cui confini risultano sempre meno marcati, composte da tante parti diverse tra loro, che, finalmente, risultano unite le une alle altre, almeno all’apparenza.
Le sfumature, di colori, di razze o orientamento politico, sfuggono al controllo delle definizioni nette. In tal modo disorientano la gente, dando via libera a nuove formule di accesso alle identità.
Il 21° secolo ci ha portato alcune novità, anche se ce ne accorgiamo solo adesso
In realtà tante sono le previsioni fatte attorno ai cruciali cambiamenti che avrebbero portato gli anni 2000. Ed eccoci finalmente qui. Dopo quasi vent’anni, possiamo dire che effettivamente un bel po’ di cose si sono scombinate, a partire da un assestamento del concetto di identità.
Maschio o femmina, di destra o di sinistra, bianco o nero. Qualsiasi definizione che contenga un dualismo adesso non è più plausibile. Perlomeno il dualismo viene accettato in maniera meno radicata. C’è il beneficio del dubbio, almeno. Le sfumature, di colori, di razze o orientamento politico, sfuggono al controllo delle definizioni. In tal modo disorientano la gente, dando via libera a nuove formulazioni dell’aggettivo o del nome che più si avvicina al modo di essere di qualcuno o qualcosa. Insomma una gran confusione. Tuttavia abbiamo a che fare con un problema che non è esclusivo del nuovo millennio. Da sempre si è fatta una gran fatica per dare un nome alle cose, tanto che ogni parola ha in sé un significato frutto di migliaia di anni di cambiamenti culturali.
La questione è che, anche grazie a internet, vengono creati tanti nuovi lemmi e il significato che portano, così come il significante, diviene contagioso in poco tempo.

Che qualcosa, però, si stava muovendo nel 21° secolo, se n’è dato prova con la musica. Gli ultimi anni sono stati contraddistinti da una marea di “sotto-stili” nati da correnti musicali base. Un mix, a volte riuscito, a volte no, di musica già vista. Poichè la musica, così come la moda, è un’affidabile cartina tornasole del background culturale di un popolo, c’è da chiedersi se la voglia di mischiare cose diverse abbia investito anche il modo di esprimere l’identità delle persone nella sua accezione più ampia. La risposta è sì, ovviamente, e anche la globalizzazione ha dato il suo contributo per fare del concetto di identità una corrente soggetta a un cambiamento perpetuo.
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Cambiare il significato delle parole e l’identità delle cose
Così, proprio come avvenne nei secoli scorsi, quando nuove lemmi si creavano per definire il significato di amore o morte, oggi nascono nuove parole coniate dalle abitudini di gente comune. La questione è che, anche grazie a internet, ne vengono create di più, e il significato che portano, così come il significante, diviene contagioso in poco tempo. Così accade che possono cambiare in un tempo relativamente brevi gli aggettivi per definire qualsiasi cosa, contribuendo a cambiarne, nel lungo periodo, anche la percezione della sua identità.
Da qui riparte il discorso sul concetto di identità fluida.
Come può il minestrone di idee e culture diverse, compresa, forse, l’esigenza di rivedere un po’ tutto quello che è stato e rielaborarlo, condizionare in maniera profonda il modo di vedere le cose? Il motivo per il quale non le vediamo solo di colori netti, ma di tanti colori e sfumature diverse, pregiudicando l’attribuzione di una loro natura salda e inequivocabile?.
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