La bellezza disarmonica di Armine supera le barriere della discriminazione e conquista consensi, dopo essere stata etichettata come “poco” avvenente. Esseri belli non basta, occorre anche saper raccontare una storia con il proprio volto
Armine è brutta. Lo dicono i suoi haters su Instagram. La ragazza dal viso appuntito e dai grandi occhi, testimonial della nuova collezione Gucci non incarna uno stile di bellezza cosidetto popular. Lei, con grande stile, se ne frega, anche perchè essere una modella per Gucci non è cosa da poco e il brand, come del resto tutti i brand di moda extra luxury – spesso non sceglie di rappresentare uno stile di bellezza convenzionale – e comunque entro la portata di un comune senso di “gradevole” alla vista.
La bellezza, in fin dei conti, non dovrebbe essere, come ogni cosa, una tappa di un percorso? E con esso rappresentarne tutti i dubbi e le infinite alternative?
Armine e la bellezza al quadrato nell’immagine di Frida Kahlo
Se togliamo l’immagine di Armine Harutyunyan dal marasma dei social network, ci accorgiamo che potrebbe assomigliare a Frida Kahlo, con quelle sopracciglia folte e i colori mediterranei. Frida Kahlo, seppur dalla bellezza non appariscente, è diventata un vessillo di libertà intellettuale ed emancipazione per milioni di donne e uomini, fra cui, pensiamo (quasi senza ombra di dubbio) proprio molti di quegli haters che giudicano Armine brutta, che non esiterebbero a profetizzare le gesta e a applaudire gli slogan della signora Kahlo.
Chi non lo farebbe? Chi se la sentirebbe di giudicare Frida Kahlo brutta senza rischiare di essere additato come poco sensibile alle virtù enormi di questa donna?
La questione è: quanto possono i contenuti, cioè la vita vissuta, la collocazione nel mondo, i traguardi raggiunti, incidere sulla percezione e sul giudizio dell’aspetto esteriore di una persona? Con Armine bellezza e contenuti sono formalmente divisi da una serie di preconcetti livellati nel pensiero comune per millenni, che adesso paiono duri da scalfire dinanzi alla semplicità così violenta con la quale è possibile offendere qualcuno dietro ad uno schermo.
Bella dentro e fuori: l’industria della moda al potere
Il potere della moda è enorme: è quello di diminuire o aumentare lo spazio simbolico tra esperienze vissute e aspetto esteriore. Per paventare una bellezza che rispecchi la persona nella sua interezza.
La bellezza, in fin dei conti, non dovrebbe essere, come ogni cosa, una tappa di un percorso? E con esso rappresentarne tutti i dubbi e le infinite alternative? La bellezza di Armine non è diversa, semplicemente prevede, al fine di coglierne la piena consapevolezza del suo valore, che ne vengano considerate più sfaccettature. Più alternative, insomma. La possibilità che un naso possa essere più lungo e delle labbra possano essere più sottili è una di queste.
Essere belle con la variante diversità
La volontà di Gucci nello scegliere questa ragazza come testimonial – è seppur non la prima – una delle scelte ardue da parte dell’industria della moda, che, come una galleria d’arte, introduce nuovi tipi di visione della realtà al pubblico. Anno dopo anno vengono presentati modelli di bellezza sempre diversi, dalle modelle Plus Size a quelle con la vitiligine.
Ogni passo verso la promozione di una bellezza che ammette varianti sempre più ampie è un passo in più per un’esperienza inclusiva non solo del rapporto con il proprio corpo, ma anche della vita in generale. Spesso non si tratta di essere brutti, ma solo di essere diversi.
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