The Call Of Wild. La storia del cane che si rese padrone del suo destino nel racconto di Jack London

La foresta del libro di Jack London appare sacra e spietata. Il cane protagonista della storia ambientata durante gli ultimi anni dell’800 è fedele all’uomo ma ne comprende mediocrità e limiti, scegliendo per sé stesso la libertà di un luogo selvaggio, ma coerente nella sua complessità

La lotta per la sopravvivenza è una delle tematiche del libro “The Call Of Wild” di Jack London – “Il richiamo della Foresta” in italiano, edito nel 1904 e che ebbe un grande successo di critica e pubblico negli Stati Uniti, patria dell’autore. Il Richiamo della Foresta si addentra nei meandri degli istinti primordiali di un cane, Buck, che da fedele compagno di vita si trasforma in un’assassino che lotta per la sopravvivenza. Buck giunge alla conclusione che tale dimensione della vita terrestre, a dispetto di una esistenza più evoluta – magari affianco all’uomo che lo ha reso da lupo a cane – è quella che gli si addice di più.

Il cane amico che diventa padrone del proprio destino

Buck patisce i soprusi e la fame di potere propri dell’animo umano, e da attore protagonista di una dramma che può concludersi solo con l’ammissione della verità, incontra ad un certo punto l’amore di un padrone umano che lo accudisce e ne rivela il lato più compassionevole. Ma non basta. Perchè Buck, una volta che ha potuto constatare le due facce della stessa medaglia dei sentimenti, si slega dal mondo pieno di compromessi, ipocrisie e mediocrità che caratterizzano gli esseri umani. Buck sceglie la libertà e ritorna nella vita dura della foresta da cui esso è stato generato. Lo fa in modo cruento, aggredendo e uccidendo dei pellerossa che avevano distrutto l’accampamento dove vivevano il suo nuovo padrone e i suoi amici, assassinandoli. La fedeltà e la purezza di spirito di Buck lo porteranno a vendicare la morte del suo padrone e a ritornare nella foresta, surclassando l’importanza della vita a favore di un valore – quello della lealtà – che faranno di lui un eroe senza macchia.

Scegliere di vivere la libertà della foresta: la lettura di London del concetto di lealtà

Oggi la storia di Buck sarebbe forse troppo violenta per farsi piacere da un pubblico – al periodo quasi unanime – nel proclamare le gesta del cane valoroso, anche perchè i cani sono sempre più considerati come un prolungamento dei valori umani, piuttosto che come animali con una loro scala di priorità che deriva da istinti primordiali.

Nelle foreste americane si snocciola la narrazione di Jack London, complessa e rude al tempo stesso, dei luoghi selvaggi, quelli dove vivere è più difficile perchè il limite tra i desideri e la realtà è più sottile.

Il cane che uccide l’uomo e ritorna a vivere nel luogo che l’ha visto evolversi nelle migliaia di anni addietro, è un simbolo, tuttavia – oggi come ieri – della bellezza della sopravvivenza, anzichè del vivere ad ogni costo. Nel racconto di London affiorano le manipolazioni che l’uomo acclude al cane, la creatura “buona” per eccellenza, presto definita il suo “miglior amico”, al fine di renderlo inconsapevolmente (o consapevolmente) partecipe della giostra dei soprusi umani. Il gioco dura poco, o almeno quanto basta per far capire a Buck che la vita non vale il valore che essa stessa è in grado di generare. Buck utilizza gli insegnamenti impartitogli dai suoi amici umani per realizzare il sogno che invano essi hanno anelato per una vita intera: quello di essere liberi di scegliere di quale morte, reale o simbolica, morire.

La storia di Buck, appassionata e senza inutili sentimentalismi che London ha saputo magistralmente descrivere, fa riflettere sul valore inestimabile dei luoghi che hanno visto crescere e maturare civiltà e culture, ma anche di quelli che hanno conservato intatti i primordi del rapporto tra vita e morte. Laddove la contraddizione tra bene e male non esiste, perchè non ha ragione di esistere, l’amore assoluto di Buck per il suo padrone e la terra che l’ha visto maturare coincidono con un sentimento che non è umano, ma universale.

La lotta per la sussistenza e l’amore assoluto di Buck

Nelle foreste americane, dove nei secoli precedenti si è consumato uno dei primi genocidi compiuti in nome della civiltà, emerge la narrazione di Jack London, complessa e rude al tempo stesso, dei luoghi cosiddetti selvaggi, quelli dove vivere è più difficile perchè il limite tra i desideri e la realtà è più sottile.

La drammatica storia raccontata da London ci presenta delle tematiche più che mai attuali, come la ridimensione delle scale valoriali nei momenti di lotta per la sussistenza e l’importanza di permettere a qualcosa di terminare il suo ciclo di esistenza affinché qualcos’altro abbia inizio. L’amore assoluto di Buck, insieme al fascino della foresta al quale esso non potrà e non vorrà resistere, documentano l’esclusività di un legame, quello tra uomo e animale, e tra animale e territorio, che persiste attraverso l’evoluzione di specie intelligenti, preservandone l’attitudine al cambiamento e al libero arbitrio.

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