La mania del riciclo tocca anche l’abbigliamento, con piattaforme online pensate per chi vuole cambiare stile e anche viaggiare nel tempo delle mode passate
Riciclare è un lusso che in tanti possono permettersi. A differenza dei prodotti first hand, l’acquisto di beni di consumo second hand o pre-loved – per utilizzare un termine alla moda – in particolare beni di lusso come abbigliamento e arredamento, non è concesso solo ai consumatori più facoltosi. Del resto il riciclo di capi di abbigliamento è stato da sempre un principio che abbina la qualità di un prodotto nel tempo alla sua versatilità.
La soluzione non è cambiare l’abito, ma il periodo in cui lo si indossa, regalando al capo non solo la possibilità di una seconda vita, ma anche un valore – di mercato, sociale e personale.
Moda fast ed economia circolare
Quando non esisteva ancora la moda fast, i vestiti erano confezionati e prodotti con materiali di qualità in media superiore se paragonati a quelli degli ultimi 30 anni. Si aveva la prerogativa, per una serie di necessità e motivazioni economiche, di conservare uno stile, un tessuto e un’idea per più tempo, riadattandoli negli anni, magari aggiustando il capo o arricchendolo di particolari nuovi. Adesso, complici le conseguenze di un’economia sempre più circolare, la necessità di cambiare spesso capi di abbigliamento e tendenze nel proprio stile viene soddisfatta spesso e volentieri dalle catene di negozi second hand, che in Italia e nel mondo nell’ultimo biennio sono cresciute notevolmente di numero e di capitale.
L’amore per il passato: lo stile vintage
A incentivare ancora di più la voglia di cambiare stile “accontentandosi” di capi utilizzati più volte nell’arco di un lasso temporale e pescando tra capi vintage o semplicemente utilizzati qualche anno prima, è la tendenza attuale, ormai conclamata, all’amore per lo stile di epoche passate: si parte dalle mode in voga nei decenni più remoti del ‘900 agli anni ’80,’90, ma anche 2000. Insomma, se acquistare un capo con fattezze nuove (ma spesso poco originali o peggio fuori moda) non basta più, la soluzione non è cambiare l’abito, ma il periodo in cui lo si indossa, regalando al capo non solo la possibilità di una seconda vita, ma anche un valore – di mercato, sociale e personale – che raddoppia ogni volta che qualcuno lo apprezza e lo acquista.

Le ragioni della mania second hand
Il prezzo è una delle leve che spinge il mercato second hand, ma anche e soprattutto un marcato interesse da parte del pubblico per argomenti come sostenibilità, ambiente e riciclo. Una delle piattaforme che sta prendendo piede nel mercato italiano è greenchic.it, nata come armadioverde.it, che incentra la propria attività sul concetto di acquisto+scambio dei capi di abbigliamento usati. Armadio Verde nasce molto prima del boom vintage e riciclo mania, come catena di negozi fisici che vende capi di seconda mano in ottimo stato a pochi euro. Il suo business è vincente, perchè ha una funzione sociale importante per tutti coloro che vogliono togliersi lo sfizio di cambiare stile con una certa regolarità senza spendere una fortuna e per chi invece, per scelta e/o necessità non ha un budget elevato da spendere in vestiario.

La gioia di cambiare: dai mercatini delle pulci di Londra alle piattaforme online dell’usato
Cambiare, qualunque sia il modo con cui lo si faccia, rimane un mezzo per evolvere la propria vita e un capo di abbigliamento che già qualcuno prima di noi ha scelto può darci in molti casi, una, seppur piccola, certezza di qualità. Su greenchic.it è possibile trovare capi di media e alta qualità e marchi svariati. Anche il prezzo è variabile, a differenza di altre piattaforme dove vengono venduti principalmente capi usati di brand di lusso come, vestiariecollective.com. e hardlyeverwornit.com, che letteralmente significa “a malapena indossato”, come per dichiarare l’ottimo stato dei capi disponibili. Nel mercato anglosassone è infatti una moda radicata quella del vintage, che si tratti di mercatini dell’usato o piattaforme online, come lo storico Bricklane Market, negozio vintage che racchiude il senso cosmopolitano di Londra per la moda.

La trasformazione di un capo usato in qualcosa di nuovo
Riciclare vuol dire anche trasformare e lo sanno bene i brand di moda più o meno famosi, che creano capsule collection di capi in tessuti riciclati per comporre abiti dallo stile ibrido anche nelle fattezze. Un esempio che ritorna è proprio quello di greenchic.it, che all’interno della collezione di capi usati ha introdotto una linea di capi originali interamente creata con tessuti derivati da vestiti second hand: UpCycled by Greenchic.
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